Takashi Murakami, l’artista bambino

E' il quartiere più pop di Tokyo, quello dove dominano tecnologia e manga, Maiden e tutto quello a cui ci ha abituato la subcultura giapponese: siamo ad Akhiabara, il regno della subcultura pop di nerd e geek.
E’ questo il contesto in cui si forma l’arte di Yorashi Murakami, uno dei massimi esperti dell’arte contemporanea giapponese, a cui Milano ha dedicato l’ultima monografica della sua stagione estiva.

L’artista dell’estetica Superflat, connubio tra l’arte del Giappone antico e tradizionale e la subcultura pop Otaku, sempre fedele a quel postmoderno in cui autore e consumatore si mescolano, rompe definitivamente i confini tra originale e copia e diventa uno dei primi artisti della Pop Art a sdoganare realmente la bassezza artistica degli oggetti di consumo fino ad elevarli a un’high art saldamente ferma su radici antiche.
All’artista che ha disegnato borse Louis Vuitton da 5000 dollari, Palazzo Reale concede la sua sala più suggestiva per ospitare il ciclo degli Arhat realizzati dal 2012 a oggi.

Un’esaltazione dell’uomo che, vittima di Fukishima e perseguitato ovunque da morte e distruzione, non può far altro che mantenere il proprio labile equilibrio disilluso.

in queste opere però la riproducibilità come segno tangibile di un’estetica autentica non è relegata alla bassezza di oggetti vendibili, ma alla ripetitività dei soggetti e delle opere che si susseguono fino a formare trittici in cui a variare sono solo piccoli elementi appena percettibili.
La sequenzialità modulare dei  personaggi antichi riprodotti negli Arhat, in cui la variazione principale è data dalla quantità che fa da titolo alle opere stesse, diventa la massima espressione di un’epica antica, in cui l’artista decanta storie di dolore stridenti con il suo stile sempre bambino, misto tra collage, litografia e murales.


Unico neo della mostra è il racconto poco svolto del percorso espositivo: poche opere che si susseguono senza raccontare un storia collettiva, ma mantenendo la propria posizione di frammenti singoli. 

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