C’era una volta la New Economy

Mi occupo di digital ormai dal lontano 2006, eppure mi sorprendo ancora di fronte ai CEO venticinquenni delle digital only agency che mi contattano speranzosi, soprattutto quando approcciano i potenziali clienti supportati da #nullaltro che la loro lunga esperienza.


Ben lontana dalla presentazione di un servizio, la loro performance diventa una vera e propria micro conferenza per uditori ristretti, ai quali centellinare perle di saggezza accumulate da anni di esperienza su clienti vari e disparati e da formulazioni di nuovi modelli di business che ancora si ostinano a chiamare #Neweconomy, ribadendo a sprovveduti e inesperti investitori che però non si potrà mai prescindere, nell'ordine, da Old Economy, carta stampata e materiali di comunicazione standard perché, si sa, l’integrazione tra vecchio e nuovo deve rimanere alla base di ogni cambiamento.

Così torno a chiedermi sempre un po’ più stanca e demotivata da quello che per me è stata un scelta consapevole quale sia il confine tra fuffologia e reale business, in un contesto in cui  anche il più piccolo dei blogger crei ogni contenuto pensando unicamente a quanto questo possa capitalizzare il proprio rating di influenza.

Così l’ultima, in realtà solo per casuale ordine cronologico di contatto con la sottoscritta, frontiera del nulla cosmico con cui mi imbatto è la tipologia di piattaforma in cui anche il più piccolo blogger che accetta di ospitare sulla propria pagina un post sponsorizzato ritenuto degno di tale onore venga retribuito a CPC, cost per click pe ri meno tecnici, ovvero a ogni click fatto sul post sponsorizzato il buon blogger intasca, se è bravo, fino a 50 cent.

Questo significa che se è molto bravo può guadagnare fino a 5000 euro a post.

Il modello è pulito: al cliente si garantisce l’alto livello di performance che cerca in modo sempre più inconsapevole e per il blogger viene preservato quel giusto livello di snobismo culturale ormai del tutto industrializzato che deve ostentare per motivi di sitle.

Il mio animo markettaro suggerisce un #geniale più che meritato, anche se investire con numeri che sfiorano ancora il ridicolo trasforma l’essere visionari in becera follia, ma il mio lato digital si chiede se non sia già iniziato il countdown verso la #grandedepressione di un modello sempre più economico e speculativo, irrimediabilmente intaccato dai paradigmi mainstream e in cui alla crescita esponenziale della “mungitura finanziaria” si contrappone la progressiva decrescita della qualità di quello che agli inizi era il king indiscusso.

Ai miei 25 (in realtà solo 13) lettori l’ardua sentenza e per allontanarmi dalla puzza del si stava meglio quando si stava peggio mi limito a un proviamo a stare davvero meglio integrando potential reach e performance rate alla pretesa di una qualità del contenuto che deve continuare ad essere la base dell’abusato social che sta travolgendo i nostri piani di marketing solo perché così fan tutte

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