Arredo casa e… poi mi impicco

30 anni, un lavoro da precario, una storia appena chiusa e la ferrea volontà di segnare un netto confine tra la propria vita e quella così triste e abitudinaria di mamma e papà.

E così il nuovo italiano medio, disilluso da un presente troppo disordinato, alla fine molla il colpo e depone ogni speranza nell'unico spiraglio di certezza garantito dalla notte dei tempi: la casa di proprietà.

A un presente fatto di disordine e insicurezza contrappone quindi un futuro di spread, muffa alle pareti e mobili dai nomi impronunciabili, e alla mansarda con i topi tra le vie di Montparnasse il condominio con un cancello capolavoro nell’estrema periferia di Napoli. 
Poi però arrivano un nuovo amore, le macchiette di un’Italia di provincia, che anche se troppo stilizzate ben si prestano al proprio ruolo corale, e una tragedia quasi annunciata.

La trama in alcuni punti procede in modo intermittente, ma il mix di spunti drammatici e apici di assoluta ilarità è il vero protagonista di questo libro.

Le pagine scorrono veloci, tra risate di ironico autocompiacimento e l’amara consapevolezza di come un tetto sulla testa sia solo uno dei tanti modi per cercare di fare ordine in quel caos interiore a cui è impossibile sopravvivere.

Massimiliano Virgilio,
Arredo Casa e poi mi impicco,
Milano, Rizzoli, 2012
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